di Alberto Arecchi
Occorre ricordare che l'Iraq d'oggi è l'antica Mesopotamia
(la ricca e fertile striscia di terra compresa tra i due fiumi
Tigri ed Eufrate), una delle più antiche culle della civiltà
umana. Qui si svilupparono la scrittura e la società urbana,
con Ur, i Caldei ed i Babilonesi. Qui nacquero l'astrologia e
le più antiche leggende conosciute, molti millenni prima della
nostra era.
La fondazione di Bagdad
La città di Bagdad fu fondata nell'anno 762 d.C. (145 della
Hegira) come nuova capitale, dal califfo (principe-imperatore
del mondo musulmano) Al Mansùr, della dinastia degli Abbasidi.
Egli scelse il luogo in cui il corso del fiume Tigri si
avvicina maggiormente (una quarantina di chilometri) a quello
dell'Eufrate, non lontano da altre due illustri capitali del
passato: Seleucia e Ctesifonte. La capitale dei Califfi
(palazzo, grande moschea ed altri edifici pubblici) fu
costruita sulla riva destra del fiume, a pianta circolare, col
diametro di 2700 metri. Essa era detta anche Madinat el Salaam
(Città della Pace). La pianta rotonda, tipicamente orientale,
aveva un valore cosmologico (ossia simboleggiava il mondo
intero) e magico. Al centro c'era il Palazzo del Governo,
chiamato "Porta d'oro" (Bab al Dhahab). Il momento della
fondazione fu scelto da un astrologo. In questa capitale, alla
corte del Califfo Harun al Rashid, furono ambientati i
favolosi racconti delle "Mille e una Notte". Tutt'intorno si
svilupparono i quartieri residenziali, come un'enorme oasi di
6.000 ettari, percorsa dai canali d'irrigazione che
collegavano i due fiumi. Nell'836 la capitale del
califfato fu spostata a Samarra, e Bagdad si spopolò. Tra il
1098 ed il 1118, i Califfi ritornarono a Bagdad e costruirono
un nuovo nucleo fortificato, sulla sponda sinistra del fiume
Tigri. La Bagdad più antica fu distrutta dai Mongoli nel
1258, da Tamerlano nel 1401, e infine dal califfo turco Muràd
nel 1638. Dopo la conquista di Tamerlano, la Mesopotamia entrò
nell'orbita dell'impero turco ottomano. La cittadella
costruita nel sec. XII, sulla sponda sinistra del Tigri, è
diventata il nucleo della moderna capitale dell'Iraq.
Le ricchezze archeologiche
Bagdad si trova al centro della Mesopotamia, luogo che fu
ideale anche per gli insediamenti antichi: dei quindicimila
siti archeologici, solo parzialmente sottoposti a scavo, una
gran parte sono stati inglobati nell'abitato dopo la grande
espansione degli anni '70. Il tempio neobabilonese di Tell
Harmall sorge in un quartiere affollato di costruzioni, e
particolarmente critica è la collocazione della ziqqurat
(tempio a gradoni) cassita di Aqarquf, costruita all'inizio
del II millennio a.C. Il monumento in mattoni crudi, scambiato
dai viaggiatori del '500 per la leggendaria Torre di Babele, è
stato ormai raggiunto dalla periferia di Bagdad ed ora è
letteralmente circondato da uno dei campi militari più
rilevanti dell'Iraq.
La nascita del Museo di Bagdad, il museo più antico del
Medio Oriente
Nel 1917 si stabilì a Bagdad Gertrude Bell, la più
romantica delle zitelle inglesi avventuriere.
Orientalista, archeologa e autrice di gran libri di
viaggio, ma anche ufficiale dell'esercito inglese, Miss Bell
era il tipo di donna che all'inizio del secolo girava per
deserti e per steppe chiacchierando a tu per tu con sceicchi
sbalorditi e meritandosi il titolo di "uomo onorario". Tutti
cominciarono a chiamarla semplicemente "Khatun", cioè "La
Signora" per eccellenza. Lawrence d'Arabia dipendeva da
lei per le informazioni militari sulla Mesopotamia, e nel 1921
fu lei che rese possibile la nascita dell'Iraq come stato
indipendente all'interno del Mandato Britannico, sostenendo e
consigliando il suo primo re, l'hashemita Feisal. Al
momento della nascita del nuovo regno, la Khatun divenne il
primo Direttore delle Antichità dell'Iraq e nel 1923 fondò a
Bagdad il primo museo archeologico del Medio Oriente.
Bagdad capitale dell'Iraq
La nuova capitale del regno hashemita, e poi dal 1958 della
repubblica dell'Iraq, ebbe un grande sviluppo economico ed
edilizio nel corso del sec. XX. Bagdad è collegata ad
Istanbul, antica capitale della Turchia, con una linea
ferroviaria iniziata dai Tedeschi ancor prima del 1914,
durante l'impero ottomano. Nuovi assi viari rettilinei
sventrarono il centro storico medievale, in particolare negli
anni 1938-1939, e nacquero ampie zone d'espansione, sino ad
oltre 20 km di distanza dal centro. Nel 1942 la città fu il
centro d'una rivolta nazionalista, contro l'occupazione
inglese. Dopo la seconda guerra mondiale, la risorsa del
petrolio fece decollare l'economia locale. Bagdad aveva
356.000 abitanti nel 1957, che salirono rapidamente a oltre
tre milioni nel 1977 (e a sei milioni oggi). Nel 1958 fu
fondata l'Università, con una prestigiosa Facoltà
d'Ingegneria. Cinque ponti collegano le due sponde del Tigri,
quattro nella città storica ed uno in direzione di Al
Kazimiyah, città santa della religione sciita. Sulla sponda
destra del Tigri, al di là dei ponti, la città si è ampliata
enormemente, intorno alla stazione ferroviaria ed
all'aeroporto. Su questa sponda si trova anche il Palazzo del
Parlamento. Tra i monumenti antichi rimangono i resti d'un
palazzo abbaside con la madrasa (scuola coranica)
Mustansiriyah, fondata nel 1232, il minareto Suq al Ghazal
("mercato delle gazzelle") e alcune parti della moschea
Mirganiyya (1357). Al centro della città amministrativa
moderna, si trova la Piazza del Paradiso (Midan al Firdùss),
resa celebre in tutto il mondo per la grande statua bronzea di
Saddam Hussein, abbattuta all'ingresso delle truppe americane,
e per la presenza dell'Hotel Palestine, che ha ospitato i
cronisti di guerra.
Le razzie nel Museo
A pochi giorni dalla presa di Bagdad da parte delle truppe
americane si è verificato il tanto temuto saccheggio del Museo
Archeologico, scrigno di tesori tra i più conosciuti al mondo,
depositario delle più importanti testimonianze della
millenaria civiltà mesopotamica. Il Ministero del petrolio
è stato subito protetto dai carri armati; il museo
archeologico invece è stato abbandonato al saccheggio, con i
soldati Usa che ridacchiavano. Ci fulmina questa doppia
immagine da Bagdad. Un dramma diverso da quello umano, ma non
meno devastante per l'umanità e la sua memoria collettiva. Ora
siamo tutti più poveri, quel museo era uno dei tesori
dell'umanità. Conteneva millenni di storia. Si parla di
170.000 reperti trafugati, dispersi o danneggiati. Il
museo archeologico di Bagdad disponeva di 28 gallerie e di
reperti che risalivano sino a diecimila anni fa. La
Mesopotamia è una terra ricca di reperti archeologici, che dal
7000 a.C. al 1000 d.C. testimoniano i progressi delle civiltà
uruk, sumera, assiro-babilonese, persiana, della tribù nomade
dei Caldei da cui proveniva Abramo e dei primi islamici; dove
hanno lasciato tracce monumentali anche i persiani di Ciro e
di Serse, i greci d'Alessandro e i Seleucidi che gli sono
succeduti, e poi i romani, i bizantini, sino agli arabi e ai
turchi. Nel Museo di Bagdad si trovano le mitiche
tavolette d'argilla con la scrittura cuneiforme, i primi
libri, i primi archivi dell'umanità. Eterne, perfette dopo
millenni. Tra le meraviglie da Indiana Jones, brillava nel
Museo l'elmo d'oro del re Meskalamdug, del 2500 avanti Cristo,
e dominava la grandiosa testa bronzea di Sargon, altro
leggendario monarca, del 1300 a. C. Nel timore delle
razzie il museo era stato chiuso da tempo e probabilmente una
parte delle sue preziose collezioni portate vie per essere
custodite in depositi disseminati sul territorio nazionale: ma
la storia si Ë ripetuta nonostante i moniti di chi già temeva
come sarebbe andata. Già alla fine della prima guerra del
golfo, infatti, i tesori archeologici di Bagdad erano stati
depredati e avevano fatto il giro delle principali vie del
traffico clandestino di reperti antichi, comparendo come per
incanto nelle aste degli ultimi anni di Londra e New York:
l'Unesco aveva chiesto agli Stati Uniti di prendere tutte le
misure possibili per proteggere e preservare l'eccezionalmente
ricco patrimonio culturale iracheno per il bene delle future
generazioni, ma a quanto pare non ci sono state risposte
ufficiali. Il vice-direttore dell'Unesco, responsabile del
settore cultura, Munir Bushenaki, aveva fornito a Washington
la mappa dettagliata dei musei e dei siti archeologici
iracheni; alcuni esperti hanno tenuto dettagliate riunioni al
Pentagono per illustrare l'importanza del patrimonio storico
dell'antica Mesopotamia. Stati Uniti e Gran Bretagna non hanno
mai ratificato la convenzione dell'Aia del 1954 sulla
protezione dei beni culturali in caso di guerra, e neppure il
protocollo aggiuntivo del 1977. Un disastro che si
aggiunge alla storia degli ultimi dieci anni quando, alla fine
della prima guerra del golfo, l'embargo provocò la prima
grande catastrofe dell'immenso patrimonio archeologico:
l'impossibilità di rifornirsi delle materie prime per il
recupero e la conservazione dei reperti, nello stesso momento
in cui gli studiosi scappavano all'estero, lasciò nell'incuria
i reperti conservati nei sotterranei umidi del museo. Tra
i tesori nascosti per misura preventiva prima dell'inizio
della guerra, che giacciono ora in qualche segreto
sotterraneo, e quelli rubati (e rivenduti) durante il primo
conflitto nel Golfo, il museo archeologico di Bagdad offre
oggi uno spettacolo desolante. Qui erano conservate
testimonianze delle numerose civiltà che si sono avvicendate
in Mesopotamia a partire dal decimo millennio avanti Cristo;
gioielli; sculture; bassorilievi; oggetti d'uso quotidiano:
oltre duecentomila reperti. Un patrimonio di tale valore da
non poter essere neppure stimato, né mai più ricostituito.
Oggi, l'Iraq è in preda ai ladri, e c'è qualcosa che non
va in questo lasciar correre.
"Non vorrei che questa distruzione serva a gonfiare
l'affare della ricostruzione post-bellica. Il problema è che
l'archeologia non è riproducibile. Quello che si perde oggi
non tornerà mai più. Lasciando devastare il museo di Bagdad,
gli americani si sono assunti una responsabilità tremenda"
(dichiarazione rilasciata alla Repubblica dal prof.
Giovanni Bergamini, del Museo Egizio di Torino).
Curiosità: la "pila" di Bagdad
Tra le meraviglie conservate nel Museo di Bagdad, di cui
non è dato sapere se siano salve o distrutte, ricordiamo le
ormai celebri "pile elettriche", ritrovate nel 1938 da un
archeologo australiano tra gli oggetti antichi depositati
presso il Museo di Bagdad… Si tratta di oggetti realizzati
con elettrodi metallici di ferro e rame, immersi in un'ampolla
di bitume, risalenti agli scavi di tombe di epoca
parto-persiana (tra il 248 a.C. ed il 226 d.C.), che
presumibilmente sviluppavano una leggera differenza di
potenziale, tipica della pila a corrente continua, idonee per
rivestire oggetti con leggeri strati di metallo secondo la
tecnica oggi chiamata "elettrogalvanica". Uno dei tanti
"misteri" dell'antichità dell'uomo e dello sviluppo della
tecnologia! |