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ARTICOLI LO SVILUPPO DELLA SCIENZA
Torna all' inizio pagina SCIENZA E MEDIOEVO
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P.Duhem: la storia della scienza ritrovata
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- (qui)
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Quando Galileo copiava il Medioevo
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Giordano Bruno "martire della scienza"?
➢ Le origini medioevali della scienza moderna - E. Grant - (doc) - (pdf) - (qui) ➢ La scienza greco-arabo-latina: un trionfo di tre civiltà , dal libro di E. Grant - (doc) - (pdf) ➢ L'età d'oro della scienza araba - Valentina Sereni - (pdf) Torna all' inizio pagina SCIENZA E CRISTIANESIMO ➢ La genesi della scienza - Intervista a James Hannam - (doc) - (pdf) ➢ Dialogo fra scienza e cristianesimo: fonte di reciproco arricchimento - Carlo Cirotto - (doc) - (pdf)
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Collegamento fra scienza e cultura cristiana, secondo lo storico
Pierre Duheme
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le vere radici della scienza? Sono nel medioevo cristiano
➢
S. Agostino. LA GENESI ALLA LETTERA - Libro I
LA LEGGENDA DELLA TERRA PIATTA ➢ La solita storia della terra piatta (Articolo di Umberto Eco, su Espresso, 03-07-2005) - (doc) - (pdf) ➢ Dalla Terra piatta alla Terra cava - di Umberto Eco - (web) ➢ Una rassegna storica - (web) ➢ I misteri della mappa di Piris Reis - Diego Cuoghi - (web) ➢ Una mappa impossibile? Il mistero della mappa di Piri Reis - Giuliana Galati - (web) ➢ Dimensioni della terra e misure di Eratostene - (web) ➢ Modello di Cosma, - Ilaria Pagani - (pdf) LA SCIENZA NEL XX SECOLO
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La seconda rivoluzione scientifica: introduzione. Fisica e filosofia della scienza all'alba del XX secolo
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ALTRI ARTICOLI |
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La fisica di Aristotele confermata da relatività e quantistica.
Articolo di Enrico Berti, in "Osservatore Romano" del 3 dicembre 2009. Ampi stralci di una relazione tenuta al Convegno "From Galilei's Telescope to Evolutionary Cosmology. Science, Philosophy and Theology in Dialogue" organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze e dalla Pontificia Università Lateranense. "Della incompatibilità del sistema tolemaico con la fisica e la cosmologia aristotelica si avvidero chiaramente i filosofi aristotelici ortodossi del medioevo, cioè¨ il musulmano Averroè¨, l'ebreo Mosè¨ Maimonide e il cristiano Tommaso d'Aquino, i quali non esitarono a schierarsi dalla parte di Aristotele, relegando il sistema tolemaico al livello di semplice ipotesi matematica, non necessariamente vera". Vedi l'intero articolo" Torna all' inizio |
PIERRE DHUEM: LA STORIA DELLA SCIENZA RITROVATA ( Dalla prefazione del libro di Edward Grant, "Le origini medioevali della scienza moderna", Einaudi 2001 ) ...
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COLLEGAMENTO FRA SCIENZA E CULTURA CRISTIANA secondo lo storico Pierre Duhem ( Da un articolo di Diego Fusaro, http://www.filosofico.net/dhuem.htm)
Animato dalla sola intenzione di svolgere un'indagine storica, senza finalità direttamente apologetiche, Duhem
intraprende, agli inizi del secolo XX, una ricerca archivistica di proporzioni che, ancor oggi, lasciano
esterrefatti. ..
...Da questo materiale vedrà la luce il monumentale Le Système du monde. Histoire des doctrines cosmologiques de Platon à Copernic, pensato in dieci volumi, lasciato incompiuto all'ottavo per la morte dell'autore, pubblicato dal 1913 al 1954 con lunghi intervalli. La documentazione storica duhemiana veniva a smentire uno dei cliche più consolidati della storiografia progressista, quello secondo cui il cristiano "distacco dal mondo" avrebbe congelato l'interesse per l'indagine naturale che fu proprio del mondo greco. Duhem avverte, invece, che la scienza greca aveva già perduto molto della sua vivacità al tempo in cui il cristianesimo era diventato un fattore socio-culturale importante e che, in genere, il mancato sviluppo della scienza presso tutte le culture antiche, quella greca inclusa, doveva avere una causa estranea al cristianesimo. E il tratto comune a quelle civiltà era la concezione circolare del tempo, che rinchiudeva il cosmo e l'esistenza umana in un perpetuo ciclo di nascita-morte-rinascita, senza inizio ne fine e sostanzialmente privo di senso,ovvero l'esatto opposto di quanto può suscitare curiosità scientifica: "Per condannarlo e gettarlo a mare come una mostruosa superstizione, doveva venire il cristianesimo", scrive Duhem. Nel 1913, quando pubblica il terzo volume degli Etudes sur Leonard de Vinci, ceux qu 'il a lus et ceux qui l 'ont lu, à ormai consapevole che la sua indagine storica gli ha fornito la prova documentale delle radici medievali della scienza di Isaac Newton (1642-1727), radici ritrovate nella dottrina non aristotelica dell'impetus professata alla Sorbona dai doctores parisienses e riportata dal più eminente fra loro, Giovanni Buridano (1300 ca.-1358 ca.), nei commentari al De Coelo( di Nicola di Oresme) e alla Fisica di Aristotele. In essa Duhem riconosce chiaramente un'anticipazione della prima legge di Newton, o legge del moto inerziale, e nella meccanica parigina del secolo X1V il segno della fecondità del tradizionale atteggiamento cristiano verso il cosmo, che, dall' Antico Testamento fino ai Padri e alla Scolastica, ha posto le condizioni del sapere scientifico dei secoli successivi: "Come potrebbe un cristiano non essere grato a Dio per tutto questo?". , egli si interroga stupito. II cristianesimo -e, nella fattispecie, il ricorso a Dio- serve a Duhem per trovare una risposta che, da sola, la scienza non è in grado di fornire all'uomo, a dispetto di quel che invece riteneva Comte e, sulla sua scia, il nutrito stuolo dei positivisti che, in nome del progresso e del dato di fatto, avevano bandito ogni realtà metafisica (Dio compreso). Metafisica e scienza sono invece da Duhem tenute separate, in modo che non si inquinino a vicenda: solo così ciascuna di esse può saldamente rimanere valida, cosa che, evidentemente, non può avvenire se le si mischiano indebitamente o se si proclama dogmaticamente la superiorità della scienza sulla metafisica (come fanno i positivisti). Torna all' inizio |
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3. Sul rapporto fra scienza medievale e scienza della prima età moderna
Nonostante i notevoli risultati di cui abbiamo parlato in questo libro, il periodo medievale nell'Europa occidentale è¨ stato molto sottovalutato, e persino calunniato, quasi che il destino lo avesse scelto come capro espiatorio della storia. Almeno due fatti di grande rilievo, avvenuti nel corso del secolo XVII, furono responsabili di questo stato di cose: lo sviluppo stesso della Rivoluzione scientifica e la condanna di Galileo ad opera della Chiesa cattolica nel 1633. La lunga lotta, condotta nel secolo XVII, per ripudiare la filosofia naturale aristotelica, fini col far apparire quest'ultima come monolitica, rigida, priva di immaginazione e totalmente inadeguata. I suoi sostenitori venivano presentati come individui ottusi e privi di ogni sensibilità, come «persone che spaccavano un capello in quattro», come «parolai» nemici del progresso. L 'immagine del filosofo naturale aristotelico e dello scolastico fu quella del vecchio rudere, difensore dell'immobilismo. Chi dette il maggior contributo alla formazione di questa immagine fu Galileo, il quale, nel suo famoso Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo (1632), offri un ritratto indimenticabile della inettitudine e della testardaggine degli scolastici. Egli creò la figura di Simplicio, un personaggio di fantasia a cui dette il nome del noto commentatore greco delle opere di Aristotele, vissuto nel secolo VI. Benchè molti aristotelici accettassero il telescopio come valido strumento scientifico, Simplicio dichiara di non aver «sin qui prestato molta fede all'occhiale nuovamente introdotto, anzi, seguendo le pedate de gli altri filosofi peripatetici miei consorti, ho creduto esser fallacie de i cristalli, quelle che altri hanno ammirate per operazioni stupende». Galileo sottolinea anche la dipendenza servile di Simplicio nei confronti di Aristotele. Per negare che la Terra sia un pianeta orbitante Simplicio si appella ad Aristotele, il quale -spiega Simplicio -mosse obiezioni molto serie, e non risolte, al moto di rivoluzione terrestre: «E poichè ei promosse la difficultà e non la risolvette, è¨ forza che ella sia, se non d'impossibile, almeno di difficile scioglimento». Col suo genio letterario e artistico, Galileo creò una potente caricatura che fu estesa a tutti i filosofi naturali aristotelici: non solo a quelli del secolo XVII, ma -retroattivamente -anche a quelli vissuti nel Medioevo. La devastante critica galileiana fu rafforzata da altri autori. Verso la fine del secolo XVII, il grande filosofo inglese John Locke, che aveva studiato la filosofia medievale aristotelica all'Università di Oxford, definì lo scolasticismo poco più che una vana ginnastica mentale. Nel suo Saggio sull'intelletto umano (1690), libro III, cap. 9, Locke defini «gli uomini delle Scuole» e i metafisici «i grandi maestri di Zecca», coniatori di parole vuote. Quella che essi volevano spacciare per «sottigliezza» e acutezza non era «altro che un buon espediente per coprire la loro ignoranza con una curiosa e inesplicabile rete di parole ambigue. Con una serie di «termini inintelligibili», essi cercavano «di procurarsi l'ammirazione degli altri». Locke parlava a nome della maggior parte degli scienziati e dei filosofi non scolastici del suo secolo. Queste dure critiche presentavano i filosofi naturali aristotelici come uomini sciocchi, inetti e risibili. Quale contributo essi avrebbero potuto dare alla nuova scienza? Nessuno, secondo i loro critici: la vera scienza poteva nascere solo dal totale rifiuto della filosofia naturale aristotelica e delle opere dei suoi difensori, poichè l'aristotelismo del secolo XVII non veniva distinto da essa, lo scolasticismo medievale era considerato semplicemente una prima versione della stessa concezione generale. In questo modo, tutto lo scolasticismo -dai suoi inizi nel XIII secolo alla sua effettiva conclusione negli ultimi anni del XVII secolo - fu colpito dalla stessa condanna. La condanna inflitta a Galileo nel 1633 per aver sostenuto il sistema eliocentrico copernicano aggravò enormemente la situazione perchè la Chiesa apparve come l'istituzione che voleva difendere e mantenere in vita l' aristotelismo con mezzi coercitivi. La filosofia naturale aristotelica fu vista, in tutta la sua storia, come la creatura di una Chiesa pronta a sterminare ogni idea scientifica che le fosse sembrata potenzialmente pericolosa. In questo modo, si venne a perpetuare un'idea completamente falsa della filosofia naturale del Medioevo, e i risultati - contestuali e sostanziali - conseguiti nel campo della filosofia naturale durante l'Età media (che ho cercato di descrivere in questo volume) sono stati ignorati da quegli storici i quali hanno giudicato il tardo Medioevo con lo stesso atteggiamento mentale che emerse nel secolo XVII, quando la nuova scienza stava lottando per rovesciare la concezione del mondo aristotelica. (l'autore fa una analogia con le vicende inerenti l'autorizzazione della dissezione dei cadaveri) ... le traduzioni, le università, i filosofi teologico-naturali e la versione medievale della filosofia naturale aristoteIica. Questi vitali aspetti della scienza medievale aprirono la strada ai successivi ottocento anni di ininterrotto sviluppo scientifico, sviluppo che ebbe inizio nell'Europa occidentale e si diffuse poi in tutto il mondo. 4. Sul rapporto fra la scienza dei primi secoli del Medioevo e quella del tardo Medioevo Se i risultati conseguiti nel tardo Medioevo nel campo della filosofia naturale e della scienza ebbero effetti cosi positivi sulla scienza della prima età moderna, non è¨ plausibile supporre che un rapporto altrettanto positivo possa esservi stato fra il primo Medioevo (il periodo che va, all'incirca, dall'anno 500 al 1150) e il tardo Medioevo? La risposta è¨ no. Il rapporto è¨ radicalmente diverso. Con poche eccezioni secondarie, la scienza greca fu assente nei primi secoli del Medioevo. Per esempio, la geometria euclidea fu praticamente inesistente. La scienza greco-araba introdotta nell'Europa occidentale nel secolo XII non andò semplicemente ad arricchire una scienza latina meno sviluppata: rappresentò una rottura traumatica con il passato e un nuovo inizio. Da allora in poi, la logica, la scienza e la filosofia naturale entrarono a far parte del curriculum ufficiale delle nuove istituzioni culturali, le università . Scrittori del primo Medioevo come Macrobio, Marziano Capella e Isidoro di Siviglia venivano ancora letti nel tardo Medioevo, ma non erano piu molto autorevoli. Erano stati sostituiti da Aristotele e da uno stuolo di autori greco- arabi che, a loro volta, sarebbero stati completati da studiosi tardomedievali dell'Occidente europeo. 5. La scienza greco-arabo-latina: un trionfo di tre civiltà Anche se, come abbiamo visto, le origini della scienza possono essere fatte risalire alle antiche civiltà dell'Egitto e della Mesopotamia, la scienza moderna emersa nel secolo XVII nell'Europa occidentale fu l'erede di una tradizione scientifica che, cominciata nell'antica Grecia e nella civiltà ellenistica, alimentata e sviluppata in seno alla vasta civiltà islamica, fu introdotta nella civiltà dell'Occidente europeo verso la fine del secolo XII. Per questa ragione, la scienza e la filosofia naturale che ho preso in esame in questo libro possono essere adeguatamente definite come la scienza «greco-arabo-latina». Il mio principale obiettivo è stato quello di spiegare l'ultima fase, quella latina, di questo straordinario processo tripartito. Le conquiste collettive di queste tre civiltà , nonostante le loro importanti differenze linguistiche, religiose e culturali, costituiscono uno dei piu grandi esempi di pluriculturalismo che la storia abbia conosciuto. Un esempio di pluriculturalismo nel senso migliore del termine. Esso fu possibile solo perchè¨ gli studiosi di una civiltà riconobbero la necessità di imparare dagli studiosi di un'altra civiltà . Gli uomini di cultura latini riconobbero, nel secolo XII, che non tutte le civiltà erano uguali. Erano dolorosamente consapevoli che, nel campo della scienza e della filosofia naturale, la loro civiltà era chiaramente inferiore a quella dell'lslam. Si trovarono di fronte a una scelta inevitabile: imparare da chi era superiore a loro, o rimanere inferiori per sempre. Scelsero di imparare e compirono un enorme sforzo per tradurre in la- tino quanti più testi arabi era possibile. Se avessero pensato che tutte le culture sono uguali, o che la loro era superiore, non avrebbero avuto motivo di impadronirsi delle dottrine arabe e la grande Rivoluzione scientifica dei secoli successivi non vi sarebbe stata. Se risaliamo indietro di alcuni secoli, vediamo che lo stesso fenomeno si verificò in seno alla civiltà dell'Islam. Verso la fine del secolo VIII, gli intellettuali islamici, che parlavano e scrivevano in arabo, vennero a conoscenza di un vasto patrimonio culturale, rappresentato dalla letteratura scientifica greca. Riconoscendo che la mancanza di una letteratura scientifica in lingua araba rappresentava un grosso limite culturale e intellettuale, essi si misero a tradurre in arabo i testi greci di scienza e di filosofia naturale. Se gli studiosi musulmani avessero pensato di non aver nulla da imparare dai «pagani greci morti», e i cristiani di lingua latina avessero anch'essi creduto di non aver nulla da imparare dagli «eretici musulmani morti», il grande movimento delle traduzioni medievali non vi sarebbe mai stato, impoverendo la storia e ritardando di molti secoli il progresso scientifico. Fortunatamente ciò non accadde, per cui possiamo considerare il cammino percorso dalla scienza e dalla filosofia naturale greco-arabo-latine come un processo di sviluppo continuo, che rappresenta uno dei capitoli più gloriosi della storia dell'umanità perchè¨ gettò le basi della scienza moderna. |